Caffè Greco 2022

Caffè Greco 2022

Edizione n. 81

Mercoledì 21 Dicembre  ore 18,00

MANTENERE GIOVANE IL CERVELLO: AGGIORNAMENTI IN NEUROSCIENZE E STRATEGIE PER MANTENERE GIOVANE IL CERVELLO. A CURA DEL DOTT. STEFANO AVANZI.
In quasi 14 miliardi di anni, attraverso infiniti passaggi casuali  selezionati dall’evoluzione, una certa quantità di idrogeno, ossigeno, azoto, carbonio, cloruro di sodio, potassio, magnesio, ferro, rame e anche stronzio si sono combinati a  formarequello che siamo oggi. L’uomo neandertaense (circa 200.000  – 40.000 anni fa) rappresenta un ominide o uomo molto simile a sapiens,  si pensa quest’ultimo  sia comparso in Africa circa 150.000 anni fa, quindi a lungo, i due sono stati  conviventi, anche se in zone differenti del pianeta.
La conformazione delle scatole craniche fra le due specie (o razze, se si ammette che potessero essere fecondi fra di loro!) sono assai differenti e denotano probabilmente anche differenze dell’encefalo, sicuramente anatomiche, ma forse anche funzionali. I resti testimoniano anche abitudini sociali differenti fra i 2 tipi, con gruppi più numerosi e interattivi per il sapiens. Cervello e e essere vivente, e uomo si sono evoluti insieme e siamo ciò che siamo grazie al  nostro cervello e alle funzioni che esso presiede.
Un geroglifico egiziano antico documenta  la consapevolezza dell’esistenza dell’organo e il coinvolgimento dello stesso con la vita umana, il papiro dal quale è estrapolato  forse è una annotazione di un’infortunio antico con  frattura cranica con esposizione. Non si  conosceva tuttavia la funzione del cervello, tant’è che  a lungo si è ritenuto che la sede di formazione del pensiero e della coscienza fosse il cuore.
Stefano Avanzi  ci fa vedere alcune antiche tavole che illustrano lo sviluppo della conoscenza anatomica  del cervello ma ci sorprende veramente con la descrizione dell’unità fondamentale che costituisce l’organo: la cellula, con le sue innumerevoli diramazioni abbraccianti altre cellule  a formare una nuvola si interconnessioni, sia anatomiche (istologiche) che funzionali elettriche, infatti la comunicazione fra le une e le altre è di tipo elettrico.
Moltiplicando queste centinaia di connesioni di una sola cellula nervosa singola, per il numero di miliardi e  miliardi di cellule presenti nell’encefalo ne viene fuori una possibilità umanamente infinita di possibili combinazioni di interazioni.
Non sono sati sufficienti, fino ad oggi, i miliardi di dollari stanziati in USA e in altri stati da Obama in poi e l’utilizzo dei più performanti computer attuali per costruire un  modello matematico attendibile  del nostro cervello. Ci si arriverà, ma per il momento siamo lontani e gli studi fervono: la possibilità di governare l’umanità con algoritmi funzionali rappresenterebbe lo strumento di potere assoluto; forse.
Accontentiamoci di quello che sappiamo dalle neuroscienze attuali
Miliardi e  miliardi  di  cellule con atività elettrica distinta confluiscono in determinati centri, individuati anatomicamente e funzionalmente con la risonanza magnetica nucleare, dove, le strutture più antiche costituiscono tre nuclei preposti a funzioni essenziali: 1) nutrizione e alimentazione, 2) difesa e  aggressività, 3) riproduzione.
Tutti gli esseri viventi, hanno nella loro essenza queste funzioni. Se una di esse mancasse, nel giro di una generazione la specie sarebbe estinta.
Ma procediamo ora a esaminare funzioni prettamente superiori,  e per fare questo facciamo un passo indietro.
La trasmissione dell’impulso nervoso, fra una cellula e l’altra, avviene attraverso la liberazione di sostanze chimiche attive dette neurotrasmettitori, che sono molteplici. Fra essi la serotonina e la dopamina.
Si è visto l’incremento di serotonina nell’encefalo, quando si fa l’esperienza del riconoscimento di una persona cara: la mamma per il bambino, l’amata o l’amato per gli innamorati e  così via. La dopamina  aumenta quando il soggetto sperimenta la sensazione di benessere.
L’assunzione di droghe aumenta di centinaia di volte la presenza di tali neurotrasmettitori nell’encefalo, determinando le estreme sensazioni di appagamento, piacere e felicità. Ecco spiegato il loro successo, la insorgenza di dipendenza e il loro pericolo per gli effetti collaterali spesso mortali.
Senza ricorrere tuttavia a simili pericolose sostanze, taluni cibi e talune attività personali possono influire positivamente sull’attivazione dei complessi sistemi dopaminosensibili o serotoninosensibili…..
Un elenco compartecipato con i presenti al nostro Caffè Greco  ha concluso con gioia e con scoppiettanti fuochi d’artificio questa serata che segna anche la conclusione delle attività culturali del 2022.
Grazie Stefano per la magnifica serata  e tanti auguri a tutti.
Il Presidente

Edizione n. 80

Mercoledì 14 Dicembre  ore 18

Incontro con gli artisti Russian Classical Ballet, organizzato con Arteven, (https://www.arteven.it).

Presentazione di Alessandra Pase con l’intervento dell’assessore alla cultura prof.ssa Luigia Businarolo.

Dopo la presentazione dello spettacolo serale, gli artisti si sono intrattenuti con il pubblico presente rispondendo ad alcune domande.

Edizione n. 79

Mercoledì 30 Novembre ore 17

L’incontro di Caffè Greco  con Marco Paolini è stato organizzato con Arteven (https://www.arteven.it), in occasione delle serate teatrali del teatro Farinelli. Siamo riusciti ad attuare la proposta dell’assessore alla cultura del Comune di Este Luigia Businarolo e utilizzare  la sede del Gabinetto di Lettura e  le giornate  di Caffè Greco come ambiente  ideale per la manifestazione.   Con  Renato Malaman e Marco Paolini si è dato vita ad un un dialogo in cui Marco, accennando allo spettacolo serale, ha illustrato il suo piu vasto programma di ripensamento  personale che viene proposto alla collettività e alla società (La fabbrica del mondo). Ricordando le fonti di ispirazione dello spettacolo, innestando nella narrazione aneddoti e ricordi personali Marco ha inserito il cuneo del dubbio  in granitiche e convinzioni.  Parlando di evoluzione naturale, ha ipotizzato che anche eventi repentini e istantanei possano determinare mutazioni stabili nelle specie sovvertendo idee consolidate e lasciando immaginare come divenga urgente il ripensamento e rivalutazione delle nostre abitudini attuali. Fra il non detto dell’incontro, io personalmente ho apprezzato come si possa magistralmente esercitare una  maieutica lieve senza essere Socrate; come sia  possibile esporre il proprio pensiero proponendolo su di un piano comunicativo assolutamente orizzontale, favorendo il dialogo. Parlando di genoma Marco ha descritto  l’origine comune  di tutto il genere umano in Africa da un gruppuscolo di  di antenati e che il come il DNA  porti le tracce di questa comune origine, del percorso geografico seguito  nelle migrazioni e della velocità delle stesse. E’ da poco che esiste l’agricoltura…prima si era tutti nomadi! (Le considerazioni personali tutti i presenti le hanno elaborate nelle magistrali pause del relatore principale).

Fra il pubblico è uscita una domanda…. “Ma noi e gli antenati parliamo la stessa lingua”? “Da qualche parte il filo si è spezzato”?

Analizzando tendenze contemporanee  Marco Paolini  ha acccennato alla  integrazione fra filosofia  e ingegneria e fra biologia  e meccanica e di come si creino competenze congiunte e ibride fra discipline umanistiche e scientifiche. Questo tipo di dialogo  e di approccio è indispensabile  già ora in realtà produttive molto premiate dal successo commerciale.Non è detto che siano proprio il massimo come etica, attualmente, certo però i linguaggi e le narrazioni  cambiano, ci piaccia o no, questa è la sfida.

Grazie per l’attenzoione

Il Presidente.

 

Edizione n. 78

Mercoledì 23/11/2022

… Perchè Shakespeare ha scritto Amleto? Forse anche per descrivere i tempi che viveva. Nel 1603 morì la regina Elisabetta I senza eredi.  Già nel 1600/1601, epoca in cui  S. scrive la tragedia, i tempi erano corrotti; si temeva il sorgere di una guerra civile per la successione, frequenti erano complotti, intrighi e  tradimenti, anche da parte di persone assai vicine alla corona, tanto che nel 1601 viene decapitato il  II conte di Essex, Robert Devereux condannato con l’accusa di alto tradimento. Nel 1601 S., consapevole della propria maturità,  può  contare  su una compagnia di attori formati, perfettamente in grado di reggere i fondamentali monologhi presenti nella sua tragedia.

Nel mettere in scena storie già note,  S. ne cambia la narrazione facendo confluire in un tutt’uno di storia / narrazione che diviene un capolavoro eterno. Nell’Amleto, l’uso della rima baciata  nei versi chiave e la recita flessibile  alle reazioni del pubblico contribuiscono ad un prodotto finito fruibile da una vasta platea che soddisfa sia il rozzo che il raffinato, il grossolano e l’erudito.

Per brevità di esposizione la prof.ssa Mariarosa Marchetti ha individuato un percorso espositivo atto a fare comprendere la vastità dell’opera.

Il dipinto di Ofelia di John Everett Millais del 1851 apre la lezione, con la ricchezza di particolari botanici e delicatezza di insieme, quasi in contrasto con i registri della tragedia.

I personaggi sono: Claudio, re di Danimarca; Amleto, figlio del re defunto e nipote del re Claudio; Gertrude, regina di Danimarca e madre di Amleto; Polonio, Lord Ciambellano; Ofelia, figlia di Polonio; Laerte, figlio di Polonio; Rosencrantz, cortigiano; Guildenstern, cortigiano; Orazio, amico di Amleto.

ATTO I, scena IV (vv. 9-13, 25, 35-46, 74-75, 80-88)

Spettro « Io sono lo spirito di tuo padre,
condannato per un certo tempo a camminare nella notte,
e per il giorno confinato a digiunare nel fuoco,
finché i turpi crimini commessi nei miei giorni di natura
siano arsi e purgati […..]

Vendica il suo infame e snaturato assassinio [ ….]

La traduzione non rende giustizia al  testo originale

Ghost: “ I am thy father’s spirit
Doomed for a certain term to walk the night,
And for the day confined to fast in fires,
Till the foul crimes done in my days of nature
Are burned and purged away […]

Revenge his foul and most unnatural murder […]

(Si pensava all’epoca di S. che i fantasmi fossero realmente le anime del purgatorio che cercano favori e suffragi dai vivi per abbreviare la pena.

I termini usati,  sono molto forti, parla di turpi crimini, di infame e snaturato assassinio).

Ora Amleto, ascolta
E’ stato raccontato che, mentre dormivo nel mio giardino,
Un serpente mi punse – così tutto l’orecchio di Danimarca
E’ da un falso racconto della mia morte
Vergognosamente ingannato – ma sappi, tu nobile giovine,
Il serpente che punse la vita di tuo padre
Ora porta la sua corona.»

Amleto: « O mia profetica anima! Mio zio?»

Spettro: « Sì, quell’incestuosa, quell’adultera bestia,
Con la malia del suo ingegno, con doti traditrici-
Oh malvagio ingegno e malvage doti che hanno il potere
Di sedurre! – conquistò alla sua vergognosa libidine
La volontà della mia regina apparentemente così virtuosa.
[… ]
«Così io fui, dormendo, dalla mano di un fratello
Privato tutt’insieme della vita, della corona, della regina,
[…]

O orribile! O orribile! Quanto orribile!
Se hai in te natura, non lo sopportare;
Non permettere che il regio letto di Danimarca sia
Giaciglio di lussuria e di dannato incesto.
Ma, comunque tu persegua quest’atto,
Non macchiare la tua mente e non lasciare che il tuo animo ordisca
qualcosa contro tua madre. Lasciala al cielo
E a quelle spine che albergano nel suo petto
Per pungerla e trafiggerla.»

Lo spettro quindi rivela ad Amleto che Il padre re non è morto a causa del serpente, ma per mano del  fratello usurpatore, con la complicità della madre divenuta sua regina.

ATTO II, SCENA II (vv. 592- 596, 598-600, 602-605, 608-609)

(Amleto tuttavia è dubbioso. Può anche essere che lo spettro sia il frutto della sua mente, cerca la certezza di una confessione).

Amleto: …………………….« […]Ho udito
Che persone colpevoli, assistendo ad un dramma
Sono state, per lo stesso artificio della scena,
Colpite così fino all’anima che subito
Hanno confessato le loro malefatte.
[…]
A questi attori
Farò recitare qualcosa di simile all’assassinio di mio padre
Davanti a mio zio. Osserverò il suo aspetto;

[…..] Lo spirito che ho veduto
Potrebbe essere un diavolo, e il diavolo ha il potere
Di assumere una piacevole forma, sì, e forse
Per la mia debolezza e la mia malinconia
[…]
M’inganna per dannarmi. Avrò motivi
Più rilevanti di questo. Il dramma è la cosa
In cui io acchiapperò la coscienza del re.»

ATTO III, SCENA I (vv. 56-88)

Amleto:
« Essere, o non essere, questo è il problema:
Se sia più nobile soffrire nell’animo
I colpi e le frecce dell’oltraggiosa Fortuna,
O prendere le armi contro un mare di guai
E contrastandoli por fine ad essi. Morire-dormire;
Nient’altro; e con un sonno dire che poniamo fine
Al dolore del cuore e alle mille offese naturali
Che sono retaggio della carne; questo è un epilogo
Da desiderarsi devotamente. Morire, dormire;
Dormire, forse sognare – sì, lì è l’intoppo :

Perché in quel sonno di morte che sogni possono venire,
Quando ci siamo sbarazzati di questo laccio mortale,
Deve farci meditare – questa è la considerazione
Che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le sferzate e gli insulti del tempo,
L’ingiustizia dell’oppressore, la contumelia dell’uomo orgoglioso,
Le pene dell’amore disprezzato, l’indugio della legge,
L’arroganza del potere, gli scherni
Che il paziente merito riceve dagli indegni,
Quando egli stesso potrebbe saldare i conti
Con un semplice pugnale? Chi vorrebbe portare fardelli,
Gemendo e sudando sotto una gravosa vita,

Se non che il timore di qualche cosa dopo la morte,
Il paese non ancora scoperto, dal cui confine
Nessun viaggiatore ritorna, confonde la volontà,
E ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo
Che non volare verso altri che non conosciamo?
Così la coscienza ci rende tutti vili,
E così la tinta nativa della risoluzione
E’ resa malsana dalla pallida ombra del pensiero»

(In questo celebre monologo è S. che parla, non un giovane principe di 20/30 anni. Parla di un sonno di morte, possibilmente popolato di sogni ma che possono anche essere incubi..Così la coscienza ci rende tutti vili, E così la tinta nativa della risoluzione E’ resa malsana dalla pallida ombra del pensiero. Più eloquente di così…)

ATTO III, SCENA III (vv. 36-38, 45-46, 51-55)

Claudio: «Oh, il mio delitto è fetido, manda il suo puzzo fino al cielo,
Esso ha su di sé l’antichissima maledizione originaria,
L’assassinio di un fratello! Non posso pregare [….]

Non c’è pioggia abbastanza nei cieli clementi
Per lavarla bianca come la neve?
[…]
quale forma di preghiera
Può giovare al mio intento? «Perdonami il mio turpe assassinio?»
Questo non può essere, poiché io sono ancora in possesso
Di ciò per cui commisi l’assassinio;
La mia corona, la mia ambizione, e la mia regina»

(…La mia corona, la mia ambizione, e la mia regina. Tre volte si ripete MIA. Non basta tutta l’acqua del cielo per lavare via l’assassioni del fratello)!

ATTO III, SCENA IV ( vv.8-10, 54-55, 63-65)

Hamlet: « Now, mother , what’s the matter?

Queen: «Hamlet, thou hast thy father much offended»
Hamlet: « Mother, you have my father much offended»

(Hamlet leads her to the portraits on the wall)

«Look here, upon this picture, and on this […..]
This was your husband – Look you now what follows.
Here is your husband […..] have you eyes?»

Parole taglienti per la madre  che suonano circa così in lingua italiana:

Amleto: “Che c’è madre?”

Regina: “Hai molto offeso tuo padre”

Amleto: “Madre, tu lo hai offeso molto”

(conducendola alla parete dei ritratti)

“guarda questi ritratti”

“questo fu tuo marito”

“questo è tuo marito”

(indicando due diverse persone con lo stesso appellativo di “marito”)

Non si salva nessuno in questa tragedia totale di inganni minanti tutte le certezze sociali e personali. Certo non possono essere le parole di un giovane, troppo disincantate e amare ma sono le parole di un grande narratore di teatro che fa sue storie e narrazioni antiche per riproporle sempre attuali. E’ il potere del genio.

Grazie sentito da parte mio e di tutti i presenti al Caffè Greco  per la grande lezione condensata in un’ora circa proposta dalla  prof.ssa Mariarosa Marchetti che insieme con i precedenti incontri costituisce un seminario di letteratura  inglese di straordinario livello.

Grazie per l’attenzione.

Il Presidente

Edizione n. 77

Le grandi suggestioni evocate dai versi di  Dante nella Commedia si prestano molto alla rappresentazione pittorica o grafica, sembra proprio sia concepita per l’illustrazione. La Divina Commedia, le illustrazioni, Dante e Michelangelo, iI parallelo tra geni, naufragio e leggenda sono i temi elegantemente concatenati e proposti dalla prof.ssa Marika Piva mercoledì 16/11 nel Caffè Greco del Gabinetto di Lettura.

Per i soci che non potendo presenziare l’originale lezione riassumo.

Numerosi codici antichi della Commedia recano miniature ai margini. Tra il 1480 e il 1495 Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici commissiona 100 disegni della Commedia a Sandro Botticelli; ne sono noti 92 di cui solo uno, La Voragine infernale, è completo; da tali disegni verranno tratte le incisioni di Baccio Baldini che ornano Il Comento di Christophoro Landino fiorentino sopra la Comedia di Danthe (1481). Anche in  tempi meno remoti, nell’ottocento e nel novecento, Blake, Doré e Dalì, si impegnano nell’illustrazione dell’opera di Dante…Ma Dante e Michelangelo? Fin dal cinquecento i biografi di Michelangelo sottolineano le affinità tra l’artista di molteplici ingegni rinascimentale  e il sommo poeta  medievale individuando nelle opere del Buonarroti dei chiari riferimenti alla  Commedia. Nel  Giudizio universale della cappella sistina addirittura molti studiosi vedono fra i volti raffigurati un ritratto del sommo poeta. Chiari riferimenti danteschi sono le rappresentazioni di Caronte nocchiero e Minosse ch’avinghia. inoltre, due  rime  di Michelangelo:

Dal ciel discese, e col mortal suo, poi
che visto ebbe l’inferno giusto e ‘l pio
ritornò vivo a contemplare Dio,
per dar di tutto il vero lume a noi.

Lucente stella, che co’ raggi suoi
fe’ chiaro a torto el nido ove nacq’io,
né sare’ ‘l premio tutto ‘l mondo rio;
tu sol, che la creasti, esser quel puoi.

Di Dante dico, che mal conosciute
fur l’opre suo da quel popolo ingrato
che solo a’ iusti manca di salute.

Fuss’io pur lui! c’a tal fortuna nato,
per l’aspro esilio suo, co’ la virtute,
dare’ del mondo il più felice stato.

…E ancora

Quante dirne si de’ non si può dire,
ché troppo agli orbi il suo splendor s’accese;
biasmar si può più ’l popol che l’offese,
c’al suo men pregio ogni maggior salire.

Questo discese a’ merti del fallire
per l’util nostro, e poi a Dio ascese;
e le porte, che ’l ciel non gli contese,
la patria chiuse al suo giusto desire.

Ingrata, dico, e della suo fortuna
a suo danno nutrice; ond’è ben segno
c’a’ più perfetti abonda di più guai.

Fra mille altre ragion sol ha quest’una:
se par non ebbe il suo exilio indegno,
simil uom né maggior non nacque mai.

Testimoniano inequivocabilmente ammirazione e considerazione per Dante. Il parallelo tra Dante e Michelangelo diviene un classico e ne parlano  fra gli altri il Varchi (Due lezioni, 1549), Lenzoni (In difesa della lingua fiorentina e di Dante, 1556), Rubbi (Parnaso italiano, 1784), Foscolo (Poems of Michel Angelo Buonarroti,1826)…

Però Marika Piva  ci espone, dopo i fatti sopracitati, la narrazione di un antico naufragio italiano e la contestuale nascita di una leggenda, non provati da fatti documentati ma  sospesa fra immaginifico  e vorosimile, tanto suggestivi da confondere  la ragione e offuscarne il limpido giudizio. Alla fine ci si chiede: cos’è il reale? Esiste il reale o esiste solo l’immagine interiore che ci facciamo? Non risolveremo il quesito ma  lo insinuiamo nella coscienza di ciascuno.

Iniziamo con I biografi di Michelangelo, prendendo in considerazione  Ascanio Condivi ( Vita di Michelangelo Buonarroti raccolta per Ascanio Condivi da La Ripa Transone, 1553); Giorgio Vasari (Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, 1550, seconda edizione 1568) e  1760, quarta edizione delle Vite (scritte dal Vasari) «corrette da molti errori e illustrate con note» da Monsignor Giovanni Bottari ove lo stesso  lo stesso autore Bottari  dichiara: in queste note si riporterà tutto quel che si trova  in quella Vita (di Michelangelo), e che il Vasari ha trascurato. Per quantità di materiale scritto, le note sono almeno il doppio del testo originale.

Dice quindi Bottari : Per altro in questo Giudizio non trovo di favoloso altro, che Caronte, e Minosse, che il Bonarroti prese da Dante, di cui era studiosissimo. E quanto egli ne fosse studioso, si vedrebbe da un suo Dante col comento del Landino della prima stampa, che è in fog. (foglio) e in carta grossa, e con un margine largo un mezzo palmo, e forse più. Su questi margini il Bonarroti aveva disegnato in penna tutto quello, che si contiene nella poesia di Dante; perlochè v’era un numero innumerabile di nudi eccellentissimi, e in attitudini maravigliose. Questo libro venne alle mani d’Antonio Montauti amicissimo del celebre abate Anton Maria Salvini, come si vede da moltissime lettere scritte al Montauti dal detto abate, e che si trovano stampate nella raccolta delle Prose Fiorentine. E comechè il Montauti era di professione scultore di molta abilità, faceva una grande stima di questo volume. Ma avendo trovato impiego d’architetto soprastante nella fabbrica di s. Pietro, gli convenne piantare il suo domicilio qui in Roma, onde fece venire per mare un suo allievo con tutti i suoi marmi, e bronzi, e studi, e altri suoi arnesi, abbandonando la città di Firenze. Nelle casse delle sue robe fece riporre con molta gelosia questo libro; ma la barca, su cui erano caricate, fece naufragio tra Livorno, e Civitavecchia, e vi affogò il suo giovane, e tutte le sue robe, e con esse si fece perdita lagrimevole di questo preziosissimo volume, che da se solo bastava a decorare la libreria di qualsivoglia gran Monarca.

Ecco dunque la genesi della leggenda. Non esistono prove del naufragio ma una  verosimile narrazione di favola e sembra quasi di vedere un diverso Palinuro che conduce il vascello verso gli scogli.

Le persone implicate in questo vero e proprio Giallo:

Antonio Montauti, nato nel 1683, morto verso il 1746, scultore formatosi sulla statuaria antica e le opere michelangiolesche, amico dell’abate Anton Maria Salvini. Negli anni 30 del Settecento papa Clemente XII gli assegna lo studio a San Pietro e il palazzetto contiguo come abitazione, è architetto assistente della fabbrica di San Pietro.

Giovanni Bottari, nato nel 1689, morto nel 1775, filologo, lessicografo, archeologo, bibliotecario, accademico, erudito e teologo, studioso delle glorie toscane, allievo di Anton Maria Salvini, nel 1730 si trasferisce a Roma su invito di papa Clemente XII, dal 1739 secondo custode della Biblioteca Vaticana
Editore degli Antiquissimi Virgiliani Codicis fragmenta et picturae, corredati dalle incisioni di Piersanti Bartoli (1741).

Una volta originata, la leggenda della favolosa Commedia illustrata da Michelangelo è rimasta sotto traccia per riaffiorare vigorosomante con il romanticismo, all’affermarsi di valori talvolta intrisi di un rifiuto della razionalità a favore di un differente sentire … E tra i letterati Stendhal, nell’Histoire de la peinture en Italie (1817) scrive  dando per certa l’esistenza di queso libro illustrato da Michelangelo, come  Lord Byron in  The Prophecy of Dante (1821), nota del canto IV e, meno noti ma non meno significativi gli italiani  Giovanni Rosini e  Luisa Strozzi nel (1832) così come  François-René de Chateaubriand in  Mémoires d’outre-tombe (1849-50) e  la lettera di Philippe Burty a Victor Hugo, 17 gennaio 1866.

L’esposizione è stata molto avvincente e elegante, e gli interventi dei presenti hanno testimoniato la curiosità suscitata.

Un falso ma verosimile sopravvive per secoli. La razionalità ci spinge in una direzione ma il sentimento rema contro… E se il Tirreno restituisse il libro che desideriamo e la favola divenisse realtà?

Benvenuti al Caffè Greco del Gabinetto di Lettura e grazie  a Marika Piva! che  invitiamo per un altro incontro perchè no,  sulla letteratura caraibica contemporanea!

Grazie per l’attenzione.

Il Presidente

Edizione n. 75 e 76

Sabato 5 novembre numerosi soci e ospiti hanno asistito alla presentazione del libro: C’era una volta il miracolo – Si quaeris miracula tenuto dall’autore dott. Vinenzo Guariento, estense. L’incontro,  molto partecipato, ha visto la  nostra sala delle feste al completo. Come spesso succede, mi risulta difficile  riassumere il pomeriggio per la diversità e vastità delle materie interessate nell’esposizione del contenuto  del libro: filosofia, etica,  storia e  teologia, debbo pertanto rimandare alla lettura del testo. Posso però dire che l’uso di  un eloquio fatto di termini semplici e la limpidezza del pensiero hanno molto aiutato i presenti nel seguire il filo logico della presentazione dell’ opera  e Vincenzo  Guariento è riuscito a delineare con precisione una propria demarcazione fra fede e scienza, presentando ai convenuti una serie di eventi e la loro interpretazione. Il libro è stato acquistato da molti dei presenti e tutto il ricavato andrà alle associazioni benefiche di cui ci ha parlato l’autore.

Il libro è stato pubblicato solo in modo tradizinale cartaceo e è disponibile presso l’autore.

Mercoledì 9/11/2022 Il dott. Roberto Marchetto e la dott.ssa Grazia Pusolo ci hanno descritto nel dettaglio le cure palliative, le origini del termine, il significato, gli albori del palliativismo come  disciplina medica e il suo evolversi fino ai tempi nostri, quello che sarebbe l’obiettivo (gold standard) nel 2022, e quello che è possibile ottenere con  le risorse  limitate nel sistema sanitario pubblico in generale e in particolare nelle nostra assl.

Si è accennato  a precisi articoli di legge, nazionali e regionali, che sanciscono i diritti di noi cittadini, e quelle che sono le declinazioni sul territorio e le modalità di intervento degli specialisti interessati nella gestione degli aspetti  multidisciplinari della vastissima materia, avente come obiettivo il miglioramento della qualità della vita di persone affette da morbi non guaribili farmacologicamente o chirurgicamente, ma sempre curabili per l’eliminazione del dolore fisico e il disagio psicologico, sociale e morale deigli stessi malati e dei familiari, quasi sempre coinvolti in prima persona.

La conferenza  è stata ptoposta e organizzata  dall’associazione ESTE MEDIEVALE, che ringrazio sentitamente personalmente e a nome della Società Gabinetto di Lettura in Este.

Il Presidente.

 

 

 

 

Edizione n. 74
Mercoledì 26 ottobre 2022

ANTONIO ZANCHI estense TRICENTENARIO + 1722/2022 LE SUE OPERE A ESTE E DINTORNI

Lo sguardo di Antonio Zanchi ci scruta e ci segue anche se cerciamo di sfuggirlo. Lo fa dalla grande pala, un tempo dell’altar maggiore del duomo di Este e attualmente nella Sagristia e dalla prima di copertina di questo libro del 2022. Si aspetta da noi un gesto benevolo, una considerazione, un atto di cortesia e di riconoscenza che trasformerebbe in un sorriso le sue labbra contratte. Così ha concluso l’incontro di ieri       ( scrivo infatti all’indomani dell’evento) don Bruno Cogo.  Ci ha parlato della vita  e delle opere di Antonio Zanchi, pittore  estense, con una ricchezza di particolari, di documentazione, di immagini che hanno sorpreso  i numerosissimi presenti. Nel descrivere le opere andate perdute o disperse ha fatto riflettere sulla responsabilità che tutti noi abbiamo nel tutelare e trasmettere il nostro patrimonio. Descrivendo alcune fra le pitture giunte fino a noi, fra le quali anche le quattro tele presenti al Gabinetto di Lettura, si è soffermato su taluni particolari per documentare le straordinarie capacità pittoriche dello Zanchi e la sua grande cultura. Una consistente carrellata di ritratti è passata davanti ai nostri occhi mostrando virtuosi giochi di luce negli occhi e fra le pieghe degli abiti, financo le maleseguite rasature dei volti maschili impietosamente evidenziate. Particolari che  che ci hanno rivelato un Antonio Zanchi degnissimo di maggiore considerazione da parte nostra e della critica contemporanea. A tale proposito ha  ricordato tutte le opere storiche e recenti riguardanti il nostro pittore non tralasciando il dott  Alberto Riccoboni che circa alla metà del secolo scorso  ha promosso una rivalutazione del pittore e il prof. Felice Gambarin e la  prof.ssa Beatrice Andreose, coautori di un libro risalente al non lontano 2008.

Il libro ANTONIO ZANCHI estense TRICENTENARIO + 1722/2022 LE SUE OPERE A ESTE E DINTORNI si rivela una autentica miniera di conoscenze e la chiarezza di esposizione ne fa un testo di gradevole lettura e facile consultazione. Il libro è disponibile presso il Gabinetto di Lettura e presso Don Bruno Cogo. E’ una publicazione che non deve mancare nelle case degli estensi.

Fra gli ospiti c’erano  don Danilo Serena e don Franco Rimano che ringrazio.

Luigia Businarolo, assessore alla cutura e socia del Gabinetto di Lettura ha preso la parola in conclusione della serata portando i saluti del sindaco e dell’amministrazione  comunale e arricchendo la serata con considerazioni personali e collettive di di pressante attualità.

Ho piu volte sostenuto che una società sterilmente ripiegata sul passato  possa essere una società che teme il futuro. Non è così per la parrocchia del Duomo, Società Gabinetto di Lettura e Comune di Este che con questo sforzo editoriale congiunto vogliono indicare un possibile futuro sostenibile e rispettoso, ben radicato nel passato fertile e generoso della nostra società e dei nostri luoghi.

Grazie per l’attenzione. Il presidente.

 

Edizione n. 73
Mercoledì 19 ottobre 2022

Presentazione del numero 63 della rivista Terra d’Este.

(scritto il 20/10/2022)

Come faccio quasi sempre, riferisco per i soci e amici che non potendo essere presenti mi seguono in queste recensioni. La nostra rivista  esce  senza soluzione di continuità dal 1991 e nel suo insieme rappresenta un punto di riferimento per la storiografia locale che è testimoniato dalle frequenti citazioni  in opere non edite direttamente da noi;  questo ci gratifica molto. La rivista si propone in questi giorni con il numero 63 e vuole onorare i 1500 anni dalla nascita della Repubblica di Venezia. La presentazione di ieri è stata introdotta da un breve intervento mio e del dott  Alberto Rovigatti, funzionario di Panca Patavina, nostra partner nella promozione culturale e sociale del territorio. Insieme abbiamo illustrato le parti  dei nostri statuti istituzionali che ci accomunano   e un progetto  portato a  termine di recente  di diffusione attraverso i canali digitali del patrimonio librario del Gabinetto di Lettura. Dal giugno del 2022 infatti tutto il catalogo del Gabinetto di Lettura (opac per gli addetti ai lavori) è disponibile in rete all’indirizzo “gableteste.infoteca.it”.  Ritenevo che fosse una “visita di cortesia” e che il dott. Alberto Rovigatti e il dott. Martino Fabian, funzionario addetto principamente alla sede di Este della banca avrebbero lasciato presto la presentazione, invece sono rimasti fino alla fine  e sono stati anche favorevolmente colpiti dalla qualità della presentazione e della pubblicazione.

Il dott. Mauro Vigato  ha presentato i contributi alla rivista degli autori impossibilitati ad essere presenti personalmente con profondità e conoscenza degli argomenti, in particolare quelli veneziani. Il prof. Felice  Gambarin e il prof. Michele  Santi  hanno parlato personalmente dei propri contributi  presenti in  rivista.

Tutti gli interventi sono stati  suggestivi e evocanti curiosità e numerosi soci e simpatizzanti hanno acquistato una copia della rivista in oggetto. Ricordo a quanti fossero interessati che la rivista viene distribuita da noi stessi e che il prezzo di copertina è passato a 15 euro a causa dei rincari delle materie prime.

Una visita fuori programma ai locali della biblioteca mi ha consentito di illustrare un ambizioso nuovo progetto di riordino della biblioteca al quale partecipano attivamente i soci ing.Roberto Baldo, ing. Francesco Sidoti e col. Ettore Zappon che ringrazio anche a nome dell’intero sodalizio.

Grazie per l’attenzione e a presto.

Il presidente

Edizione n. 72
Mercoledì 12 ottobre 2022

I PRODOTTI DELL’ALVEARE sono stati ampiamente trattati dai relatori ALIOSCA BASSANI, e ELENA FLORIANI del nostro Caffè Greco di mercoledì 12 che ha segnato la ripresa degli incontri consueti. I relatori sono rispettivamente presidente e segretaria della sezione provinciale A.R.A.V: Associazione Regionale Apicultori Veneti.

Miele, propoli, cera, polline e pappa reale.ci sono stati illustrati ampiamente e esaustivamente, anch e nelle loro proprietà nutrizionali e farmacodinamiche.

La presentazione è stata completa, le domande dei presenti tuttavia, specialmente orientate a capire la gerarchia sociale delle api, la loro capacità di comunicare e la loro biologia, mi fa a pensare che sia gradito un ulteriore incontro proprio orientato a fare luce su questi aspetti molto sorprendenti delle api intese sia come singolo individuo che come grande comunità.

La degustazione guidata  proposta in conclusione di incontro ci ha gratificati anche nel palato.

Ringrazio tanto i relatori anche da parte di tutti i soci.

 

Edizione n. 71
Mercoledì 8 giugno 2022

 

Il pittore Francis Bacon (del ‘900) presentato dalla professoressa Alessia Castellani.

La organizzazione  è stata  curata dalla proff.ssa Margherita Sartori Borotto, nostra socia, molto attiva nella promozione del Gabinetto di Lettura. Aveva scelto insieme con la relatrice il tema assai ostico e fra i più difficili da trattare. La profonda conoscenza della vita e dell’opera del  pittore Francis Bacon unita a una fluida presentazione e da una notevole quantità di immagini mostrate dalla  prof.ssa Alessia Castellani hanno reso piacevolmente istruttivo e introspettivo il pomeriggio.

Definirei sociologicamente introspettivo il percorso tracciato per la conoscenza dell’opera del pittore. Prevalentemente i soggetti trattati sono i  ritratti, scomposti e ricomposti molteplici volte dal tratto pittorico fino a divenire icone di una introspezione sociale orientata alla emersione delle degenerazioni   presenti nella società contemporanea. Siamo lontani dai canoni della bellezza classica, ma interessante  è il percorso che porta alla produzione del ritratto, specie nella forma del trittico. Mentre assistevo alla presentazione ho avuto l’impressione che davanti ai miei occhi si materializzasse il ritratto di Dorian Gray  dove però Dorian Gray non è una persona ma la nostra società contemporanea che viene impersonata da una unico soggetto. Come se ciascuno di noi rappresentasse la nostra società. Sempre però i soggetti metamorfizzati in in una embriologia inversa verso forme vagamente demoniache, sono collocati all’interno di teche di vetro o plexiglas, invito a prenderne le distanze; come  dire che  ghigno, urlo, strazio sono sempre in agguato. Conoscili e confinali potrebbe essere il bicchiere mezzo pieno! Siamo destinati a questo, il bicchiere mezzo vuoto!

Facendo clic sul link puoi vedere la presentazione magistrale della prof.ssa Alessia Castellani che ringrazio e che invito e ulteriori incontri.

Francis Bacon

 

Un brindisi di saluto e beneaugurante per le  edizioni post pausa estiva del Caffè Greco  ha concluso la serata e la stagione primaverile dei nostri incontri.

Grazie per l’attenzione.

Il Presidente.

 

Edizione n. 70
Mercoledì 25 maggio 2022
La serata ha visto una notevole presenza di soci e ospiti , convenuti per la visione delle bellisiime immagini originali di Dino Eliseo Saggiorato, nostro socio, fotrografo che spesso documenta la attività del nostro Sodalizio e che ringrazio per l’impegno e la competenza anche a nome di tutti i soci.
Erano presenti anche la dot.ssa Benedetta Prosdocimi, direttrice del nostro Museo e Don Lorenzo Mocellin e la nostra socie e assessore prof.ssa Luigia Businarolo.
Sono passate sullo schermo immagini assai suggestive proposte in presentazione con colonna sonora. La fusione di suggestione visiva e musicale è stata molto coinvolgente.
Sono state esperienze condivise suggerite all’artista Eliseo dalle fioriture di Cartelluccio di Norcia e raccolte dal 2014 al 2016, Tre anni di scatti e ricerche, dalla nevicata a Monselice, nel 2013, da arte e vita di ESTE, e dal balletto del Lago dei cigni.
Immagini fuori dal comune che hanno narrato luoghi, persone e monumenti proposti in visioni inconsuete e molto toccanti. Difficile descrivere a parole quanto proposto in visione e ascolto. Posso però dire che ci è stata proposta una esperienza di elevato livello frutto di grande lavoro e passione.
Ringrazio Eliseo per avere pensato e realizzato questa presentazione e di avere scelto il Gabinetto di Lettura per la pubblicazione del lavoro.

Grazie per l’attenzione

 

Edizione n. 69

Mercoledì 18 maggio 2022 ore 19,00

In un’ edizione abbastanza insolita abbiamo fatto la conoscenza con l’ associazione “The Henokiens” che raggruppa aziende familiari con almeno due secoli di storia. Nel mondo sono molto poche ad avere i requisiti per appartenere a questa associazione ( una cinquantina circa) ben tre sono nel Veneto. Giovanni Aldinio Colbachini, Presidente Hénokiens per l’Italia in carica, Luca Guarda Nardini e Pietro Luxardo de Franchi  ci hanno presentato la storia delle loro eziende.

La più antica delle tre  è l’azienda Colbachini, che produce campane almeno dal 1600, e le produce ancora adesso. Le committenze sono  le chiese, specie cattoliche, e il metodo è ancora tradizionale con fusione in stampi preparati a  cera persa. Ogni pezzo costituisce un unico. Attualmente la produzione di campane è assolutamente marginale rispetto al grosso dell’impegno della azienda, ma la tradizione continua. E’ riconosciuta come fornitrice dal Vaticano fin dai primi anni del ‘900 come  testimonia una bolla papale di Leone tredicesimo. Un tempo gli eventi bellici vedevano di molto aumentare la richiesta di simili  manufatti  sia per la rottura delle stese al cadere dei campanili, sia per la riconversione del prezioso bronzo in armi  e successivamente la nuova riconversione delle armi in campane…

Un particolare di cui pochi erano a conoscenza è la necessità della manutenzione delle campane, e della loro periodica “accordatura” con la regolazione del punto di battuta del battacchio.

Luca Guarda Nardini ci ha parlato della storia della distillazione e dei distillati.

L’intuizione di Bortolo  Nardini fu di industrializzare la distillazione, pratica conosciuta sin dall’antichità, abbandonando la consuetudine di distillare sul posto, di avere alambicchi mobili, montarli e smontarli nei vari siti, bensi dotandosi di apparecchiature di maggiori capacità e situate  stabilmente nella sede di produzione. A corollario di questa intuizione iniziò anche la innovativa pratica dell’affinamento e della stagionatura del  prodotto.

Investimenti in procedure industriali, innovazione nel rispetto della tradizione, qualità del prodotto, rispetto del consumatore sono la chiave della plurisecolare presenza e della preparazione alle sfide future.

Cambiamenti delle abitudini di consumo richiedono sforzi nella ricerca di prodotti nuovi e mercati nuovi.

La storia di Luxardo si intreccia con la grande storia in maniera tragica. Il secondo conflitto mondiale infatti e la guerra partigiana distrussero lo stabilimento e sterminarono la famiglia e Zara non aveva più,  alla fine  della seconda guerra mondiale, nè stabilimento  nè famiglia Luxardo. Un sopravvissuto, in servizio nei pressi di Bologna sopravvisse e con tenacia  e determinazione fece risorgere stabilimento a Torreglia  e la famiglia si allargò. Oltre  allo stabilimento creò l’intera filiera produttiva introducendo la coltivazione delle marasche, che non erano conosciute o quasi. Pietro Luxardo de Franchi ci ha ilustrato con documenti fotografici la storia  della sua fabbrica di Zara, e quella di Torreglia, della filiera  delle marasche prodotte  in proprio  in coltivazioni di proprietà o da aziende che conferiscono il prodotto, della selezione manuale e della lavorazione. Ci ha parlato anche dello zio campione di scherma e del trofeo Luxardo che quest’anno riprende dopo 2 anni di serrata a causa del Covid.

Tutti i tre relatori hanno parlato della propria azienda con toni di affetto e di appartenenza. Leggi di economia di produzione e di mercato segnano un perimetro a volte stringente dell’attività,  nel suo interno tuttavia c’è un patrimonio di relazioni, di storia e di tradizione  che fanno la differenza e determinano un valore aggiunto immateriale che li accomuna.

Una bicchierata di buon augurio ha chiuso la serata e ringrazio per la costruttiva cooperazione quanti si sono adoperati specie Franca, Marta, Roberto, Mariarosa.

Grazie per l’attenzione.

Il Presidente.

 

 

Edizione n. 68

Mercoledì 11 maggio 2022 ore 18,00

Si è trattato di un incontro insolito.  Avevamo pensato inizialmente  di proporre un filmato che poi non siamo riusciti a rintracciare e abbiamo mostrato uno che non conoscevamo e ce ne scusiamo e me ne scuso. L’argomento che ne è emerso, anche se non voluto,  è stato  di stimolo alla conversazione successiva, nella quale Pippo Sapienza ci ha illustrato come  le considerazioni di Mancuso, non condivise, lo abbiano invogliato a una personale ricerca  con conclusioni diverse da quelle dell’autore de “I quattro Maestri”.

Gli interventi dei presenti, stimolati dalla visione di quanto passato sullo schermo ci ha fatto pensare che la forma (visione e dibattito fra i convenuti) possa essere riproponibile in futuro proprio per introdurre la discussioni profonde e approfondite su aspetti anche poco frequentati delle nostre persone e della società che andiamo a costituire.

Ringrazio tutti i  convenuti e un a presto arrivederci.

Il Presidente.

 

Edizione n. 67

Mercoledì 4 maggio 2022 ore 18,00

 

 

Da sempre, per sua ammissione Mario Zago è stato attratto e appassionato dalle macchine per scrittura e per calcolo. Inizialmente  per motivi professionali. Nella sua attività,  sostituendo presso i suoi clienti con nuovi modelli,  ritirava  gli esemplari vecchi, danneggiati od obsoleti,  non buttandoli,  ma riparandoli personalmente grazie alle  competenze in meccanica acquisite, e conservandoli. Successivamente, accorgendosi  di averne accumulati molti esemplari, forse troppi,  tentando  di venderli si recava  al mercato mensile di Piazzola. Si  accorgeva però che la passione lo faceva tornare con più esemplari di quanti ne avesse  all’andata, incrementando così  sia la sua passione che la  collezione.

Mario Zago  ha  pensato recentemente  di organizzare una mostra permanente con i suoi modelli di maggiore interesse presso il Gabinetto di Lettura che li custodisce, in modo che li possano osservare e ammirare anche le giovani  generazioni che non hanno esperienza diretta di tali affascinanti apparecchiature.

Ci ha illustrato il primo modello del 1874, il più antico:  una Remington cieca, con la parte scrivente nascosta all’operatore che doveva sollevare il carrello per visionare il testo scritto. Era costruita parzialmente in legno, come un pianoforte minuscolo. Ci ha narrato di come la ditta produttrice dei nastri inchiostrati (Underwood) si sia vista negare le commesse abituali  e,  passando da fornitore  di nastri a   produttore  di macchine più performanti nel 1895, non più cieche, ma con  testo visibile nella battitura, abbia dato inizio a una nuova era nella produzione per macchine per scrittura.

Si è parlato anche dell’industria italiana Olivetti e dei suoi straordinari modelli in una descrizione appassionata di una pagina di storia industriale italiana vissuta in prima persona da Mario Zago. La sua  grande generosità ha reso possibile la realizzazione della mostra  che si sta arricchendo di storie ed aneddoti. La visualizzazione di taluni modelli  è possibile  in una pagina internet apposita, visitabile nel nostro sito all’indirizzo : http://www.gableteste.it/esposizione-macchine-per-scrittura-antiche/ alla quale rimando.

Desidero ringraziare Mario Zago per avere pensato al Gabinetto di lettura per la custodia e la valorizzazione delle sue machine, anche a nome di tutti i  soci e di quanti potranno visitarla e apprezzarla.

Il Presidente.

 

 

Edizione n. 66

Mercoledì 27 aprile 2022 ore 18,00

Riferisco per i soci che non erano presenti. Consiglio loro anche di visitare il sito      https://www.morinipedrina.it/        e meglio comprenderanno quanto tento di riassumere.

Nell’incontro per la  conoscenza di IREA sono passate di mano in mano alcune foto di Mario Lasalandra che documentano persone e cose e  trasferiscono emozioni. Elena Littamè, direttrice della struttura, insieme con Mario Baraldi presidente hanno descritto origini (dal testamento di Giustina Morini Pedrina), attività, sviluppo e adeguamenti della Scuola di Arti e Mestieri fino alla sua  fine, alla  comparsa  della scuola media unica e l’abolizione del cosiddetto avviamento. La fine della scuola arti e  mestieri  si è rivelata  la fine di un ciclo e  l’inzio di una nuova era (1972 Don Giuseppe Maniero), quella attuale, con la trasformazione della fondazione iniziale nella articolata impresa sociale di oggi, orientata alle persone con disabilità e alle loro famiglie. La scelta felice di rimanere  radicata  con le sue strutture  nel tessuto urbano della nostra città, preferendo le  piccole unità diffuse  a una possibile  ghettizzante e escludente ampia struttura unica periferica, ha contribuito a fare sorgere nella coscienza collettiva  una particolare attenzione. Un profondo testo di Giancarlo Marinelli  a presentazione delle immagini di cui ho parlato in precedenza ne è testimone.

L’intervento di taluni operatori e l’accenno al loro percorso personale  ha fornito a tutti i  presenti gli strumenti per sviluppare il proprio raporto con la persona disabile e la disabilità, abbandonando una generica  pietas a favore di una matura consapevolezza.

Dai relatori sono state evidenziate, anche sorprendentemente,  numerose analogie fra i due Enti morali ( Fondazione Morini Pedrina e Gabinetto di Lettura), entambi derivati dalla medesima matrice sociale, volute da una illuminata borghesia  a beneficio di tutti nei tempi a venire, entrambi per questo riconosciuti   Enti morali, entrambi retti da statuti lungimiranti e da attenti amministratori.

L’ esposizione dei criteri di assunzione dei vari componenti l’attuale organico (120 persone circa), il loro aggiornamento professionale, il reperimento dei fondi e dei finanziamenti non sono stati trascurati e testimoniano come buone idee possano mantenersi  tali col passare del tempo.

Desidero ringraziare tutti i convenuti e in particolare la dott.ssa Elena Littamè e il dott. Mario Baraldi per la eccellente presentazione e soprattutto per la attività svolta con passione  che ci onora come città e come società civile.

Grazie per l’attenzione

Il Presidente: dott. Mario Pasetti

 

 

 

 

Edizione n. 65

Mercoledì 13 aprile 2022 ore 18,00

In una sala delle feste al completo, nel rispetto delle norme anticovid vigenti, la dott.ssa estense  Elena Rizzo ci ha esposto con semplicità, con un lessico facilmente comprensibili,  un modo  biocentrico di intendere il pianeta terra e la sua biosfera, in cui l’uomo debba e possa condividere risorse e possibilità di esistenza anche con altre specie, animali in particolare. Volutamente sono stati ricordati da me due libri. Uno, di materia giuridica, che riconduce a una visione simile recepita anche dal legislatore e di non lontana presentazione al Gabinetto di Lettura : Gli animali hanno diritti di Davide Montini Trotti, un capitolo del quale è stato trattato dal nostro socio avv Giorgio Roman. L’altro : spillover, di David Quammen (Adelphi) dei quali consiglio la lettura.

La biocentricità abbracciata da Elena  “naturalmente”, connaturata col suo genoma,  ha generato  un impegno importante di ricerca nel territorio, di catalogazione di presenze animali con documentazione fotografica delle stesse.

Le immagini presentate hanno la valenza  di documento multidisciplinare inserito in ricerche su scala molto più ampie di importanza straordinaria nello studio dei cambiamenti nella nostra biosfera. Benchè la nostra relatrice tenda a minimizzare la valenza estetica dei suoi scatti, tutti i presenti in sala  ne hanno riconosciuto la bellezza, rimarcata anche dai fotografi di professione presenti.

Presenze impensate nell’ambiente che ci circonda sono passate sullo schermo mostrando momenti di vita, calamitando l’attenzione durante tutta l’ora e mezza di esposizione .

La descrizione delle modalità di  ricerca nel territorio con il vagare preventivo per scegliere il sito, l’appostamento lungo e paziente, il dovere del silenzio, e la  frequente  mancanza di presenze  hanno illustrato la grande fatica fisica  e soprattutto la forte motivazione etica e filosofica di Elena.

Abbiamo preso in esame la zona dei colli euganei, ma in incontri successivi, da concordare, ci verranno mostrate anche presenze in ambiti palustri e montani, non distanti da noi  e di importanza cruciale.

Alla dott ssa Elena Rizzo Il ringraziamento mio e di tutto il Gabinetto di Lettura per la bellissima serata.

Grazie per l’attenzione.  Il Presidente

 

Edizione n. 64

Mercoledì 6 aprile 2022 ore 18,00

Grazie alla scelta dell’ing Roberto Baldo un  motivato gruppo di soci ha potuto vedere direttamente e apprezzare alcuni documenti e libri tratti dalla biblioteca generale e dalla sezione della Racolta Estense. Sono state spiegate le differenze fra le due raccolte e l’importanza delle stesse.

Volutemente l’ing Roberto Baldo ha curato l’esposizione in prossimità dei luoghi di conservazione e di consultazione dei documenti stessi, vale a dire nei locali “biblioteca” con le varie sale dedicate e nella sala “Raccolta Estense”. Alcuni soci non avevano mai visto i locali e sono rimasti favorevolmente impressionati dall’ordine degli stessi  e dall’eleganza delle vetrinette. Non è mancato il riconoscimento agli sforzi e alla volontà dell’  avv. Giovanni Cappellari che ha promosso una così prestigiosa sistemazione insieme con la grande ristrutturazione.

Fra i documenti esposti figuravano ben tre incunaboli, un testo di medicina del ‘600 di Falloppio, alcune cinquecentine oltre a pergamene e documenti della raccolta estense. Le spiegazioni, documento per documento del dott. Dino Schiesari e dell’ing. Roberto Baldo si sono protratte esaurientemente con tutti i partecipanti presenti ben oltre la preventivata fine dell’evento, e questo testimonia l’interesse suscitato.

Io ho illustrato un ambizioso progetto in avanzato stato di realizzazione, che renderebbe i documenti molto più accessibili specialmente a tutti i soci del nostro Sodalizio. Ho inoltre illustrato come vengono consultati i  testi e i documenti, e quale tipologia di studiosi abbia fatto richiesta ultimamente.

L’interesse e la soddisfazione dei presenti ci consiglia di ripetere visite del genere, con avvicendamento dei documenti mostrati.

Tante grazie per l’attenzione.

Il Presidente.

 

Edizione n. 63

Mercoledì 30 marzo 2022

Pomeriggio dedicato alla presentazione dell’ultimo numero uscito della nostra rivista Terra d’Este.

Si tratta di un numero doppio (61/62) e rappresenta lo sforzo editoriale della nostra Società del 2021, uscito  nello scorso dicembre. E’ una monografia di Marco Antonio da Vò (1648-1720) dal titolo   NOTITIE SOPRA LA CADUTA E NOVA REED〈IFICATIO〉NE DEL DUOMO 1688  trascritto, commentato, curato dal prof. Don Bruno Cogo , integrato da numerosi inserimenti di notizie tratte da altri manoscritti  del Da Vò e da un ricco corredo di note esplicative e illustrazioni.

L’incontro è stato presenziato da numerosissimi soci e  ospiti, fra i quali la vicesindaca avv.ta Simonetta Spigolon, Don Franco Rimano, parroco del Duomo, Pilasto e Rivadolmo. A tutti loro va il mio sentito ringraziamento e la gratitudine per gli incoraggiamenti espressi agli enti da loro rappresentati la gratitudine  per il sostegno fornito . Un ringraziamento particolare va  all’avv. Giovanni Cappellari presidente del comitato di redazione della rivista e past president della società Gabinetto di Lettura a al consigliere ing. Roberto Baldo, del comitato di redazione pure loro presenti in sala. Senza la loro volontà, capacità e tenacia il libro non sarebbe uscito.

Mi risulta impossibile riassumere quanto elegantemente e in maniera avvincente relazionato da Don Bruno Cogo con le sue immagini, inoltre voglio intenzionalmente rimandare alla lettura personale  dell’originale,   facile  da utilizzare anche in sola consultazione, per la pratica suddivisione  in anni  di cronaca e per la  descrizione  dettagliata  dei protagonisti  e del  loro operato.

La chiave narrativa del relatore però ha esaltato le competenze individuali e  collettive delle maestranze impiegate  e la unità di intenti dei vari poteri, ecclesiastico, politico e culturale, coordinate e orientate nella consapevole determinazione  di edificare non un  luogo di culto comune, bensì un monumento. Volontà protrattasi nel tempo tanto da  contenere all’interno del tempio, capolavoro del Gasperi, il capolavoro del Corradini e il capolavoro del Tiepolo.

Giunge chiaro a me e a tutti i presenti anche se non esplicitamente dichiarato dal relatore,  l’analogia fra  la ricostruzione dopo il terremoto del 1688 alla necessaria ricostruzione  dei nostri tempi.

Volutamente il volume di cui si è parlato porta  in una delle prime pagine gli stemmi del comune di Este, della parrocchia del Duomo e del Gabinetto di Lettura, a testimoniare  una compartecipazione economica,  ma simbolo di  una unione di forze tendente al  miglioramento sociale e che, è stato  espresso dalla vicesindaca avv.ta Simonetta Spigolon, e Don Franco Rimano da me invitati a prendere la parola in maniera non preconcordata.

Se qualcuno fosse interessato a qualche copia del libro, ne abbiamo al Gabinetto di Lettura, al Duomo di Este e in Comune a Este.

Tante grazie per l’attenzione.

Il Presidente.

 

 

 

Edizione n. 62

Mercoledì 23 marzo 2022

Quest’anno, per le restrizioni  dovute al covid, nel mese di gennaio le attività erano sospese. Oggi però abbiamo voluto celebrare ugualmente la Giornata della Memoria. La lettura di due articoli tratti dalla rivista di Terra d’Este, l’una parziale, l’altra integrale sono stati il cardine  della serata. Era insieme a me la prof.ssa Elisabetta Gambarin, che ringrazio cordialmente, per dare voce all’articolo di sua madre impossibilitata a presenziare. Gli articoli letti figurano nel n. 51 di  Terrra d’Este : “Salva due  ebrei  nella propria casa. L’umanità e il coraggio di una famiglia di Este nell’ultimo conflitto mondiale ” di Licia Metella Conegian Gambarin e nel n. 3  di Terra d’Este : ” Alla umanità della Signoria Vostra Illustrissima. Lettere di ebrei dal campo di concentramento di Vo'” di Francesco Selmin ai quali rimando.

Ho sempre sostenuto  validità e importanza della nostra rivista e ancora una volta ne ho avuto conferma. I due articoli letti illustrano i diversi atteggiamenti contrapposti presenti nella nostra società  ottanta anni fa, ho  volutamente  lasciato a ciascuno dei presenti le considerazioni personali imposte dalla coscienza e le analogie con i  tempi attuali.

La richiesta di  talune copie degli articoli proposti  da parte dei presenti ci incoraggia molto.

Di nuovo grazie alla prof.ssa Elisabetta Gambarin, ai numerosi presenti in sala e a quanti mi leggono .

Il Presidente.

 

Edizione n. 61

Mercoledì 16 marzo 2022

Con la profssa Barbara Baldan, per molto tempo Prefetta dell’Orto Botanico di Padova abbiamo effettuato una visita virtuale guidata   alla prestigiosa istituzione .

Con immagini di  qualità  e una sapiente quanto amichevole eloquenza ci ha reso la serata  piacevole  e istruttiva allo stesso tempo.

Tento di riassumere, per i soci non presenti.

L’Istituzione fu fondata nel 1545  come Horto medicinale, per la coltivazione di piante di uso terapeutico con finalità scientifiche e didattiche. All’epoca dell’istituzione, le piante (cioè i semplici vegetali) entravano nella composizione della quasi totalità dei medicamenti e ciò spiega perché presso lo Studio patavino fosse stato istituito, già dal 1533, un insegnamento specifico, denominato Lectura simplicium. Fu anche la  frequenza delle frodi nel commercio delle spezie  e la carenza di validi periti a favorire  la nascita dell’istituzione con  vocazione fin da subito didattica. Parliamo del  più antico Orto Botanico universitario che abbia conservato nei secoli l’ubicazione originaria e le principali caratteristiche strutturali. Fin dal Cinquecento rappresentò un modello cui ispirarsi per l’istituzione di strutture analoghe sia in Italia che in altri Stati Europei.

Nei suoi quasi cinque secoli di attività, l’Orto patavino è stato testimone dell’evoluzione della botanica, da scienza applicata alla medicina a scienza pura, che si è via via venuta differenziando e articolando nelle numerose branche specialistiche attuali.  Per questa ragione, alle piante medicinali non fu più dedicata l’intera superficie dell’Orto circolare, perché alcuni settori furono riservati a collezioni sistematiche e specialistiche.

Si trova fra le basiliche del Santo e di Santa Giustina, all’interno della cinta muraria nella sua parte originaria, con una superficie di circa 2 ettari. Ha una struttura circolare con due viali principali che si incrociano al centro delimitando quattro quadranti, orientati e ornati con riferimenti neoplatonici.  Una pregiata biblioteca antica e l’erbario  sono ospitati nell’edificio antico ( dal 1835 la funzione bibliotecaria e di studio e consultazione dell’erbario  trovano spazio nella palazzina del ‘500 e nelle parti di edificio aggiunte nel ‘700 e 800).

Una nuova struttura di ulteriori due ettari di superficie, aggiunta all’esterno di questo nucleo originario di recente, ha adeguato  l’istituzione anche a  funzioni museali con  didattiche a fruibilità avanzata, laboratoristiche , venendo incontro alle   esigenze contemporanee.

Molto suggestivo il percorso eseguibile in poche decine di metri che consente di passare in rassegna le tipologie di ambienti botanici dalla zona tropicale a quella polare.

Sorprendente è la quantità di semi conservati e mantenuti germogliabili. Ancora di più sorprendono le qualità  e quantità delle ricerche che si svolgono nei laboratori interni.

La  profssa Barbara Baldan ci ha anche riferito sulle molteplici attività aperte, orientate alla  conoscenza e alla formazione di una coscienza collettiva rispettosa e costruttiva.

L’uditorio era bene rappresentato e attento e alla fine della trattazione non sono mancate le domande.

Ho fornito alla relatrice una rapida descrizione del Gabinetto di Lettura, della sua sede, del patrimonio librario e documentale, cercando di valorizzare le origini e le aspirazioni future, non trascurando alcune considerazioni sul presente,  minaccioso come non mai dalla seconda guerra mondiale.

Ringrazio sentitamente la profssa Barbara Baldan e spero di riincontrarla o qui  o in una nostra visita all’Orto.

Grazie per l’attenzione.

Il Presidente

 

 

Edizione n. 60

Mercoledì 9 marzo 2022 abbiamo riaperto il nostro “Caffè Greco” con la edizione n. 60!  La prudenza e l’andamento dell’epidemia di Covid nella quale siamo immersi da 2 anni ci ha consigliato di attendere fino ad ora. La situazione internazionale si è complicata enormemente negli ultimi giorni  con la guerra in Ucraina. Viviamo in un mondo molto interconnesso e l’Ucraina poi non è così distante. Alcuni soci sono in rapporti di stima e affetto con famiglie ucraine e cercano di alleviare quanto possibile le grandi sofferenze insorte con aiuti materiali e dimostrazioni di solidarietà. Ringrazio quanti fra soci e simpatizzanti si uniscono in questa piccola collettività con donazioni in denaro e in altri beni. Non esistono parole per descrivere lutti e lacrime inutili, ci sono però sentimenti   intimi e personali che  sfociando   in  gesti  di solidarietà  simboleggiano un sentire privato molto distante dalle posizioni politiche nazionali e nazionalistiche.

La nutrita presenza in sala di soci e  invitati indica che c’è desiderio di cultura nella forma “in presenza”, e ci incoraggia a proseguire e impreziosire i nostri incontri.

 “Dopo Francesca: altre donne della letteratura. Colpevoli o vittime?” è stato l’argomento scelto e proposto dal socio prof. Pippo Sapienza per l’importante giornata della donna.
La proposta di questa serata trae spunto da storie letterarie frutto di immaginazione e fatti di cronaca relativi a  persone realmente esistite: tutte donne.
Un filo conduttore logico   unisce realtà oggettiva e finzione letteraria in questa dotta esposizione, tutte sono eroine dal destino tragico. Muoiono di morte violenta,
o per mano propria,  o per mano altrui.
Didone, madame Bovary, Anna Karenina, la baronessa di Carini sono le protagoniste di questa sera.  Esaminando col prof.  Pippo Sapienza i differenti contesti storici e sociali e l’atteggiamento psicologico individuale delle attrici che fanno da sfondo alle pur differenti storie tragiche si individua  qualcosa comune in queste tragedie. Amore, passione, felicità iniziali  portano con sé il tragico seme che  sviluppandosi  si radica e svelle l’esistenza. E’ il conflitto fra io privato e io pubblico, fra il sé e la società. Virgilio, Flaubert,Tostoj, sentire popolare, usano registri di forte empatia e di alta liricità. Non  sono mancate letture dagli originali (tradotti).

La baronessa di Carini

Chianci Palermu, chianci Siracusa,

a Carini ccè lu luttu ad ogni casa.

Attorno a lu Casteddu di Carini

ci passa e spassa ‘n beddu cavaleri,

lu Vernagallu di sangu gintili

ca di la giuvintù l’onuri teni.

“Amuri chi mi teni a tu’ cumanni,

unni mi porti, duci amuri, unni?

Vidu viniri ‘na cavallaria,

chistu è me patri chi veni ppi mmia,

tuttu vistutu alla cavallarizza

chistu è me patri chi mi veni a ‘mmazza.”

“Signuri patri, chi vinistu a fari?”

“Signora figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.”

Lu primu corpu la donna cadiu,

l’appressu corpu la donna muriu,

‘n corpu a lu cori, ‘n corpu ‘ntra li rini,

povira Barunissa di Carini.

Grazie Prof. Pippo Sapienza

11/03/2022

Mario Pasetti